Buongiorno Dottore,
sono un uomo afroamericano di 41 anni, alto 1,85 e peso 84 kg circa a cui 7 anni fa avevano riscontrato una disfunzione ematica conseguenza di una infezione che contrassi da piccolo.
Dopo circa due anni è sfociata nella poliglobulia. Con il decorso degli anni e della terapia, la poliglobulia ha degenerato in policitemia vera. I farmaci non riescono più a contrastarne l'avanzata e nell'ultimo anno sono peggiorato. Il midollo non rigenera più ferro a causa degli innumerevoli salassi ed ha perso di consistenza.
Mi hanno consigliato il trapianto midollare per tentare di rigenerare il midollo e riequilibrare la produzione di EPO.
Sinceramente non vorrei ricorrere ad una pratica così invasiva, ho effettuato vai aghi aspirati ed una biopsia midollare e sinceramente mi sono bastati.
Vorrei provare la via omeopatica, anche per poter ripulire l'organismo dai residui delle cure effettuate con la medicina ufficiale.
Caro amico,
mi sembra che lei abbia già deciso e che desidera intraprendere una strada diversa da quella tradizionale.
Saarebbe in questi casi opportuno avere anche l'appoggio dell'ematologo, ma in ogni caso il tentativo con la medicina omeopatica può essere fatto.
Come si sa in Omeopatia il primo passo verso una buona prescrizione è una buona visita omeopatica che eliciti i sintomi peculiari dell'individuo senza i quali trovare un rimedio idoneo è pressocchè impossibile.
La policitemia in sè non è importante essa è una reazione anomala che il suo organismo ha escogitato per far fronte ad un pericolo, ed anche se oggi questa anomala produzione di cellule le provoca problemi, più importante ancora è verificare insieme ad un omeopata quali sono i sintomi omeopatici specifici che possono condurre ad una valida prescrizione di rimedio.
I sintomi omeopatici sono sempre in relazione alle reazioni abituali del suo corpo le faccio un esempio: una persona con tutti gli orifici del corpo infiammati farà pensare al rimedio Sulphur, una persona con una guancia calda ed arrossata e l'altra fredda e pallida farà pensare a Chamomilla e così via. Questi sintomi devono essere incrociati con altre evidenze: la storia clinica, l'affettività, le preferenze, le idiosincrasie, lo stato cognitivo ed emozionale; solo alla fine di questo lavoro accurato si potrà estrarre il rimedio più simile al suo stato energetico, che è anche quello curativo.
Si ricordi che la medicina omeopatica agisce in maniera assolutamente naturale rispettando la libera circolazione dell'energia vitale la quale se ripristinata guarisce di per sè stessa l'individuo; in effetti è l'organismo che viene stimolato a trovare dentro di sè le risosrse curative.
In realtà il lavoro di un omeopata è il lavoro di un detective: bisogna cercare quali siano le modalità reattive esistenziali dell'individuo e bisogna correggerle attraverso il rimedio omeopatico, in questo modo è possibile gestire qualunque caso clinico.