Salve, sono una mamma di 38 anni. mi definiscono testarda, simpatica, socievole, pronta all'ascolto, orgogliosa. papa' autoritario che mi ha sempre intimorito a tal punto da non riuscire a guardarlo negli occhi fino a pochi anni fa, pur non avendomi mai picchiato! mamma: la persona piu' insicura che conosco! e i miei fratelli concordano.

Soffro di ansia da sempre, ansia che e' esplosa dopo i 2 parti uno nel 2005 e uno nel 2009 e prima ancora 20 anni fa quando abbiamo saputo che mio fratello fa uso di droghe pesanti e ad oggi la situazione non e' cambiata anzi continua a peggiorare. tanta paura di non farcela, bisogno di tenere tutto sotto controllo, timore di impazzire, con conseguenti insonnia, inappetenza, palpitazioni, ecc.. dopo entrambi i parti ho assunto l'antidepressivo sereupin per 2 anni con risultati discreti. a febbraio '12 ho terminato la seconda cura avendo prima proceduto con la sospensione graduale. preciso che ero seguita da uno psichiatra e che dal 2006 sono supportata da una psicologa. da dicembre '12 ho dovuto riprendere il farmaco per una profonda ricaduta scattata a seguito di un ritardo mestruale e di una telefonata di mio fratello in cui faceva intendere di voler farla finita. ansia fortissima, con paura di non riuscire piu' a stare bene, di non farcela a gestire le faccende quotidiane, tristezza, senso di fallimento, tremenda paura della dipendenza. preciso che a settembre mi ero rivolta anche ad un'omeopata che mi ha prescritto prima la calcarea carbonica e poi la thuia assieme a vari fiori di bach e ad essenze floreali dell'alaska senza pero' trarne benefici. sono ricorsa nuovamente al farmaco perche' avevo toccato il fondo, perso peso e appetito, pianto incessante, disinteresse.... non le dico poi quando sento frasi del tipo: "il farmaco guarisce solo i sintomi, non te ne liberi piu'!!!"
adesso io mi chiedo, possibile che non esista un rimedio omeopatico per risolvere definitivamente questo tormento? ed eventualmente quali sono i tempi entro i quali aspettarsi dei miglioramenti?
la ringrazio tantissimo per l'ascolto.


Buongiorno,

ciò che apprendiamo dalla medicina omeopatica è che l’essere umano è una configurazione energetica più o meno dinamica in relazione con l’ambiente. Pertanto l’ambiente imprime degli stimoli alla persona la quale risponde con modalità reattive che le sono proprie: non tutte le persone reagiscono allo stesso modo, ognuno reagisce secondo le proprie specifiche caratteristiche individuali. La sua modalità di reagire attuale è l’ansia ed in particolare la paura di perdere il controllo. Di norma l’ansia è un fenomeno del tutto naturale utile per generare una situazione di attivazione quando c’è un pericolo potenziale, ma nel suo caso è evidente che l’ansia è fuori controllo al punto che è diventata molto fastidiosa. Il suo caso è un po’ simile a chi soffre di diarrea: normalmente qualche scarica è utile per permettere al corpo di liberarsi di tossine, ma quando il sintomo diventa più intenso può diventare un problema per la persona che ne è affetta. Di base l’ansia è in effetti una liberazione di energia che non può essere trattenuta dal soggetto che ne è affetto di seguito poi,  intervengono processi cognitivi che tendono a legare l’ansia a situazioni specifiche. L’esperienza clinica della medicina omeopatica ha dato prova molte volte di intervenire attivamente sul processo ansioso riequilibrando le energie del paziente e prevenendo gli attacchi d’ansia più invalidanti. Esistono numerosi rimedi omeopatici che farebbero il suo caso che deve essere di norma gestito da un omeopata competente. La prassi di associare rimedi di Bach (che non è omeopatia) a rimedi non è da approvare. Oltre il rimedio il medico omeopata dovrebbe essere in grado di gestire emotivamente la sua angoscia, il che non accade sempre poiché questo è sempre in relazione a disposizioni, capacità ed idiosincrasie personali. Ma questo vale anche per tuttigli altri professionisti della salute.

In ogni caso la medicina omeopatica è l’unica medicina che può risolvere il sintomo, a differenza della psicofarmacologia che tende semplicemente a controllarlo o a sopprimerlo, però per onestà devo aggiungere che (fatti salvi casi di gravi malattie) non è vero che dagli farmaci non ci si libera, ce ne si può affrancare tranquillamente, basta consapevolmente decidere di non assumerli!