La vera omeopatia è unicista. “Nell’unica terapia vera e semplice, nella terapia veramente naturale qual è l’omeopatia, non è permesso di dare al malato due diversi rimedi in una volta” (Hahnemann, §273 dell’Organon).

Il complessismo invece è una scorciatoia che, basandosi sulla nosologia ufficiale e quindi sulla classificazione delle malattie secondo apparati e organi, mette insieme, nelle diverse formulazioni commerciali escogitate, una miscela di rimedi statisticamente ponderati tra quelli più comunemente efficaci per determinate sindromi. Una tale prescrizione, che non richiede specifiche conoscenze di omeopatia, si può pensare abbia un valore tuttalpiù come sostitutivo dell’intervento omeopatico nell’urgente necessità di una soppressione; ma ha scarso valore omeopatico, dove per omeopatia intendiamo la ricerca del simillimum, dell’unico rimedio alla potenza adatta per risuonare nel modo più simile possibile con l’individualità di ciascun malato. Oltre alla guarigione fisica, il simillimum mira ad un radicale cambiamento nella vita del malato, rispetto al suo originario disagio esistenziale ed alla dinamica della sua evoluzione spirituale.

La vera omeopatia si basa non solo sulla individualità morbosa, cioè di ciascun malato, ma pure sull’individualità medicamentosa, cioè sulle caratteristiche di ciascun rimedio preso singolarmente e che scaturiscono dalla sperimentazione su persone sane prima ancora che dalla clinica. La natura è medicatrice nelle infinite possibilità delle sue singolari analogie, mentre è artificiosa e non autentica la guarigione presunta da un’unione di rimedi che hanno tra di loro caratteristiche comuni. Le caratteristiche comuni di una malattia hanno scarso valore per riconoscere la Forza Vitale del malato; sulla Forza Vitale fa invece leva la guarigione omeopatica ed essa è evocata dalle caratteristiche insolite, dalle sensazioni e modalità proprie di ciascun malato e che possono essere riscontrate solo nello scarto di un singolo rimedio rispetto a tutti gli altri. Parafrasando l’incipit dell’Anna Karenina di Tolstoj: i sintomi di una stessa malattia si assomigliano in tutti (ed a questa estrinseca somiglianza tiene dietro il complessismo), mentre ognuno è infelice a modo suo (e la somiglianza con la rappresentazione simbolica della sofferenza propria di ognuno viene perseguita dalla vera omeopatia). La realtà fisiopatologica della malattia e la sua immagine nosologica sono ovviamente speculari, ma il vero luogo della sofferenza e della possibile guarigione del malato si può cogliere solo nella risonanza con la specificità simbolica di un singolo rimedio.