Il recente decreto Balduzzi ha dato, sembra, davvero un duro colpo ai fabbricanti di rimedi omeopatici. Gli effetti si inizieranno a vedere solo a partire dal 2015 quando le aziende omeopatiche inizieranno a regolarizzare, attraverso l’introduzione delle domande di registrazione, lo statuto del rimedio come specialità medicinale. Speriamo ci sia tempo per delle modifiche. Nella sostanza il decreto domanda, per ogni medicinale autorizzato, un contributo annuo di 1000 euro.

È interessante notare che il costo della domanda di registrazione di per sé, che deve essere pagato una sola volta è 8-10 volte più basso. E sembra davvero strana la sproporzione tra i costi di verifica di una domanda di registrazione e quella di mantenimento di un dossier. Ma per comprendere le vere conseguenze di questo decreto è necessario comprendere come il medico omeopata agisce e con quali strumenti.

                Come è ben noto, la Medicina Omeopatica è medicina della persona. Quindi è fortemente individualizzata. Il quadro dei sintomi di un paziente, deve corrispondere per similitudine al quadro dei sintomi che nelle sperimentazioni sul sano questo rimedio ha dato. Dal tempo di Hahnemann ad oggi, gli omeopati hanno sperimentato più di 3000 sostanze producendo una materia medica che è il riferimento per individuare l’analogia dei sintomi tra il paziente ed il rimedio. Alcune di queste sostanze, soprattutto le sostanze utilizzate da molto tempo dagli omeopati, sono molto più spesso utilizzate di altre sostanze. I rimedi che ad esempio vengono considerati essenziali per un medico sono 60-100 e vengono molto spesso prescritti. Altri tipi di rimedi vengono utilizzati in situazioni in cui i sintomi mostrati dal paziente sono straordinari ed eccezionali, e presenti soltanto in alcuni rimedi che vengono chiamati correntemente “piccoli” dagli omeopati. Perché piccoli? Perché vengono utilizzati in situazioni molto precise. Ad esempio per la cefalea viene molto spesso utilizzata la Belladonna o l’Aconitum, quando il quadro del paziente corrisponde nella totalità ad uno di essi. E Belladonna e Aconitum sono rimedi utilizzati spessissimo in omeopatia, in caso di febbri e di influenza. Eppure ci sono delle condizioni particolari di mal di testa in cui Belladonna non è adatto ed è necessario invece ricorrere a questi rimedi “piccoli” . Ad esempio, se il mal di testa scoppia in modo violento, come ad esempio nel caso di un colpo di sole, con sensazione come se il cranio fosse troppo piccolo per contenere il cervello, potrebbe essere molto più adeguato Glonoinum. E’ chiaro che Glonoinum quindi sarà utilizzato in poche occasioni, quando il quadro dei sintomi di Glonoinum si presenta. Un altro esempio potrebbe essere il dolore sciatico, in cui possono essere usati Arnica, Calcarea carbonica, Lycopodium, Rhus toxicodendron, che sono grandi rimedi spessissimo utilizzati.  Ma nel caso in cui il dolore sciatico sia accompagnato da formicolio e intorpidimento della gamba, localizzato a destra e migliorato molto stando fermi o seduti, e peggiorato moltissimo con il movimento, il rimedio adeguato è Gnaphalium  polycephalum. Situazioni del genere non si presentano spesso, ed il medico ricorre a questo o quel piccolo rimedio sporadicamente. Quando però il quadro di quei sintomi si presenta in quella maniera caratteristica, il medico deve poter prescrivere quel rimedio specifico, per poter curare in modo rapido e dolce il proprio paziente.

                Ecco dunque perché in Medicina Omeopatica esistono moltissimi rimedi.

Ora, le aziende che producono medicinali omeopatici, se vogliono seguire davvero la Medicina Omeopatica, devono avere a loro disposizione una importante batteria di rimedi per poter soddisfare le esigenze del medico e del paziente.

Una tabella sintetica può essere d’aiuto per comprendere.
Frequenza annuale di prescrizione     Principi omeopatici prescritti
frequentemente utilizzati     30
mediamente utilizzati     100
bassa utilizzazione     1120

Pochissimi principi omeopatici (ad esempio Arnica, Aconitum, etc indipendentemente dalla potenza e dalla forma farmaceutica) sono molto e mediamente prescritti (+80% delle prescrizioni), mentre moltissimi altri rimedi sono prescritti in frequenza molto ridotta (dati LUIMO).

Per le aziende omeopatiche, sostenere i costi di mantenimento della registrazione di così tanti rimedi, per ricavi molto bassi, è una sfida impossibile. E pensare che tutte le farmacie d’Italia possano fornirsi di tutte queste materie prime diluizioni e forme farmaceutiche è ancora più arduo.

Nei paesi dove la tradizione omeopatica è più consolidata e l’atteggiamento delle autorità meno provinciale, come Francia e Germania, la comprensione di questa difficoltà è stata integrata nelle leggi. Ad esempio in Francia la soluzione al problema dei piccoli rimedi è stata di permettere alle farmacie di far ricorso alle aziende produttrici per la preparazione dei rimedi presenti in Farmacopea, senza che questi debbano essere necessariamente muniti di una autorizzazione all’immissione in commercio, considerandoli come farmaci officinali preparati in un'industria. In Germania invece questa problematica è stata risolta definendo una quantità limite di 1000 unità all’anno al di sotto della quale il rimedio non deve avere un’autorizzazione all’immissione in commercio, ma una semplice notifica presso le autorità sanitarie.

In Italia i medicinali omeopatici presenti prima del 1995 sono autorizzati a permanere sul mercato fino al 2015. Dopo dovrebbero avere autorizzazioni amministrative. E quindi le aziende dovrebbero pagare 1000 euro per ogni medicinale. Questo significa che se un rimedio non ha un fatturato sufficiente a compensare questo costo amministrativo annuale, l’azienda dovrà scegliere se caricare il costo sui pazienti aumentando enormemente il prezzo del rimedio, oppure non proporlo più sul mercato. Con il risultato che i medici avranno sempre meno strumenti terapeutici per i pazienti. Già si profila all’orizzonte un acquisto massiccio di piccoli rimedi via internet…… in altri paesi d’Europa, dopo che per decine di anni questi rimedi sono stati presenti in Italia senza provocare danni.

E’ necessario, che così come in Germania ed in Francia, anche in Italia, terzo paese d’Europa per pazienti omeopatici, le autorità trovino una soluzione adeguata.